Malattia spesso legata a fattori genetici, il diabete è noto fino dall'antichità ma si è diffuso in seguito allo sviluppo dell'apicoltura e con l'utilizzazione degli zuccheri semplici fino ad esplodere, come incidenza in percentuale, nei paesi altamente industrializzati per una concomitanza di fattori ambientali e dietetici.
In primo luogo infatti, l'eccesso di ormoni da stress (catecolamine, glucagone, cortisone, ACTH) rompe il delicato equilibrio fisiologico legato al metabolismo dei carboidrati aumentando, per compensazione, la richiesta di insulina fino a provocarne l'esaurimento delle scorte. In secondo luogo, la diffusione di cibi sempre più "raffinati" porta ad una carenza cronica di numerose vitamine e di alcuni oligoelementi essenziali per un corretto metabolismo dei glucidi, dei grassi e delle proteine.
E'convinzione di molti diabetologi che una gran parte dei diabetici potrebbe ritornare alla normalità, senza ricorrere all'uso di farmaci, se medici e pazienti sapessero e volessero rispettare opportune diete, ricche di fibre grezze e carboidrati complessi, povere di zuccheri semplici, integrate da alcuni complementi alimentari e da un adeguato esercizio fisico in modo da favorire il consumo di glucosio per produrre energia.
In effetti l'inizio dello scorso secolo è stato caratterizzato da una notevole fioritura di studi atti a valutare l'efficacia dell'azione ipoglicemizzante di diverse diete e di un gran numero di piante officinali. Tali ricerche continuarono alacremente fino agli anni cinquanta quando, ad opera di Sanger, fu determinata la sequenza aminoacidica dell'insulina, già dal 1922 estratta e impiegata con notevoli difficoltà dal dr. Banting, aprendo così la via per la sua sintesi industriale e l'impiego su larga scala. Tali ricerche subirono così una battuta d'arresto. Dopo circa trent'anni di uso e abuso di insulina e di altri ipoglicemizzanti di sintesi, ci siamo tuttavia resi conto che, se è vero che tali farmaci sono capaci di salvare la vita a pazienti in situazioni altrimenti irrecuperabili, essi non sono capaci di evitare il rischio di complicazioni cardiovascolari, retiniche, renali e neuronali che sono inscindibili dal diabete e che risultano talora addirittura aumentate, specialmente con l'uso degli ipoglicemizzanti orali o quando si rendono necessarie dosi molto elevate di insulina come nel diabete insulino-resistente.
Il diabete mellito
Va sotto questo nome un gruppo di sindromi caratterizzate da iperglicemia, alterazioni del metabolismo dei carboidrati, dei lipidi e delle proteine, generalmente legati ad anormale insulinemia, che conducono ad accelerata aterosclerosi non specifica, chetoacidosi, neuropatia (per demielinizzazione e degenerazione delle cellule di Schwann) e ispessimento della lamina basale dei capillari causa di complicanze retiniche (retinopatia diabetica ) e renali (nefropatia diabetica, sindrome di Kimmelstiel-Wilson) con degenerazione dei glomeruli fino a blocco della filtrazione.
La più recente classificazione distingue i seguenti tipi di disordini del metabolismo dei carboidrati:
1) diabete mellito insulinodipendente (D.I.D.) o tipo I: tendente alla chetosi, associato alla presenza di antigeni di istocompatibilità (HLA) e di anticorpi anti cellule-pancreatiche e conseguente ipoinsulinemia.
2) diabete mellito non insulinodipendente (D.N.I.D.) o insulinoresistente o tipo II: non tendente alla chetosi, legato a un condizionamento genetico denominato "fattore Z" che predispone allo sviluppo di una "sindrome X" caratterizzata da ipertrigliceridemia, ipertensione, accelerazione dei processi aterosclerotici che in alcuni soggetti conduce anche a iperglicemia diabetica. E' caratterizzato da livelli normali o elevati di insulina ma i recettori cellulari risultano desensibilizzati e quindi incapaci di mettere in atto l'informazione ricevuta dall'insulina. Può essere distinto in D.N.I.D. obeso e D.N.I.D. non obeso. Sia il diabete tipo I che il diabete tipo II hanno componenti genetiche, ambientali e dietetiche.
3) diabete associato a certe condizioni e sintomi: ad esempio malattie pancreatiche, somministrazione di farmaci tossici, squilibri ormonali, alterazioni del recettore insulinico, carenze dietetiche di vitamine o minerali.
4) diabete delle gestanti: è una caso a parte, dovuto all'iperestrogenismo che conduce a carenza di cromo e successiva iperglicemia.
5) ridotta tolleranza al glucosio (I.G.T.): caratterizzata da livelli glicemici intermedi fra quelli normali e quelli diabetici.
IL RUOLO DELLA FITOTERAPIA NEL DIABETE MELLITO
-
Categoria:
Dr Franco Bettiol
, Rimedi per la Terza eta
, Sangue e circolazione